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Olio e malia |
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Scritto da M.Dolcino |
Martedì 14 Febbraio 2012 15:38 |
L'olio — culinaria a parte — specie in passato conobbe vari impieghi. Entrava in rimedi popolari, aveva buona parte in superstizioni assortite (v. pag. 64); ma in particolare, rilevante ruolo rivestiva nelle «tecniche» per scacciare la malia, la famosa perlengueja. Si aveva motivo di credere che un soggetto, specie un bimbo, avesse appunto subito una fattura? Per stabilirlo con certezza, si faceva sedere l'interessato, al tramonto, e gli si reggeva sul capo una fondina preferibilmente di terracotta colorata, contenente acqua in cui fossero disciolti tre chicchi di sale. Poi l'operatore, più spesso l'operatrice, a capo scoperto e fatto il segno della croce, versava sull'acqua tre gocce d'olio, facendole scorrere lungo il mignolo. Se galleggiava inalterato, non v'era stata malia; se invece si espandevano, sino a perdere i singoli contorni, il soggetto indubbiamente era stato affatturato. E determinante, in tali casi, era la formula, i versetti che andavano pronunciati. Ne esistevano innumerevoli versioni, nell'arco della Liguria. La seguente, forse, era la più diffusa: In ogni caso, dopo la descritta operazione — che alcuni raccomandavano di ripetere per tre giorni consecutivi, sempre dopo il tramonto — l'acqua della fondina non poteva essere buttata a vanvera: si versava ai quattro angoli della casa, in parti approssimativamente eguali, ancora con parole appropriate:
«Che ti posci sprofondà — ad esempio — in fondo a-o ma!. («Che tu possa sprofondare in fondo al mare!.). Espressioni, è naturale, rivolte al bieco responsabile del guaio.
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